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ATTENZIONE - Per una corretta interpretazione delle schede riferite ai singoli generi, leggere per intero la presente pagina.
PREMESSA
Questa raccolta di schede, suddivisa in cinque gruppi, fa riferimento ad un centinaio di generi, praticamente tutti i cactus coltivati, e vuole rappresentare una guida eminentemente pratica, per chi, interessato alla coltivazione delle cactaceae, vuole apprendere le necessità dei singoli generi, quanto a suolo, esposizione, temperatura, acqua, nonché assumere notizie sui bisogni particolari, sui parassiti, sulla moltiplicazione, ecc.
Ogni scheda, ordinata alfabeticamente, riporta anche notizie sui luoghi di origine, una breve descrizione del genere, e termina con l’indicazione delle principali specie, nonché qualche succinta nota specifica, quando questa costituisce eccezione. La guida termina con un indice dei rinvii e dei generi validi, per essere di aiuto a ritrovare piante conosciute con un nome diverso. Ciò è conseguenza della confusione che, purtroppo, regna in campo tassonomico. Esistono, infatti, piante diverse aventi lo stesso nome, e nomi diversi dati alla stessa pianta. A volte si è mantenuta la vecchia denominazione, perché è con essa che la pianta è ancora conosciuta e presentata sui cataloghi. Non mancano, tuttavia, i necessari riferimenti a nuove classificazioni.
Occorre avvertire che una guida va usata con discernimento, e cioè, non come fosse un assioma e neppure un dogma, ma come un mezzo, fra altri, attraverso il quale è possibile giungere a buoni risultati. In questo campo la verità rivelata non esiste, senza contare che le condizioni climatiche del luogo possono influenzare le modalità di coltivazione; per questo si è cercato di dare indicazioni aventi il più possibile validità generale. Non dimentichiamo, neppure, che molte piante sono alquanto tolleranti, e che è possibile discostarsi dalle condizioni migliori senza, con ciò, andare incontro a seri problemi. Non bisogna, pertanto, sorprendersi se alcuni autori hanno in tema di coltivazione idee diverse da altri, frutto di esperienze personali, di letture e di condizioni climatiche differenti.
IMPORTANTE: TERMINI USATI NELLE SCHEDE
Per formula base s’intende un substrato formato per il 50% da sana terra di campo, per il 20% da ghiaietto non calcareo (2-5 mm.), per un altro 20% da pomice o lava (2-5 mm.), e per il restante 10% da terriccio di foglie maturo (meglio se di faggio, in mancanza usare terriccio per acidofile).
La formula minerale usa gli stessi componenti ma con percentuali, rispettivamente, del 30%, 30%, 30%, 10%. La formula fertile si compone di terriccio di foglie per il 30%, di torba per il 30%, di sabbia per il 20%, e di pomice o lava per il restante 20%, pH 6. La formula base e quella minerale dovranno avere un pH neutro, fatte salve alcune eccezioni, indicate nelle rispettive schede, ove l’aggiunta di calcare porterà il composto ad avere un pH leggermente alcalino. Si avverte che tutto ciò vuole essere solo un esempio, l’argomento è, infatti, molto dibattuto e ogni coltivatore ha idee personali.
Per acqua normale s’intende che:
- l’annaffiatura comincia, con precauzione, all'inizio della primavera lasciando asciugare il terreno per qualche settimana prima di tornare a dare acqua. Poi si aumenta gradatamente sia la quantità che la frequenza fino all'inizio dell'estate. Nel caso le annaffiature fossero ad inizio stagione troppo abbondanti, molti cacti reagiscono con una antiestetica spaccatura dell'epidermide in senso longitudinale come mostrato dalla foto a lato.
- Durante i mesi di grande caldo, spesso le cactacee bloccano l'attività o comunque la rallentano, per cui si torna a ridurre la quantità d'acqua. Bagnare molto verso la fine dell'estate può risultare, infatti, pericoloso. Sono raccomandate alcune spruzzature e qualche rinfrescata serale.
- In autunno molte specie tornano a crescere, per cui si può fornire loro qualche buona annaffiatura.
- Durante i mesi invernali non si bagna, salvo qualche spruzzata o lieve somministrazione nei casi in cui si nota un principio di avvizzimento.
- Evitare che l’acqua ristagni in un sottovaso che, al contrario, deve poter sgrondare velocemente.
Molti si chiedono ogni quanti giorni occorra annaffiare, non è possibile rispondere ad una domanda così formulata, perché troppe sono le variabili in gioco. Infatti, un vaso piccolo e di terracotta asciuga prima di uno largo, profondo o di plastica. Un substrato con molta sostanza organica asciuga in modo meno rapido di uno prevalentemente minerale. Un’alta temperatura e un’elevata circolazione dell’aria sono elementi che contribuiscono a seccare il suolo più velocemente. Va anche considerato che piante dalle foglie grasse, con caudice o radice a fittone, richiedono, in genere, meno acqua, mentre i semenzali devono essere tenuti costantemente umidi per alcuni mesi.
Ecco spiegato il motivo per cui anziché dire ogni quanti giorni annaffiare, si preferisce indicare quanto tempo deve intercorrere fra il momento in cui il substrato si è completamente asciugato e la successiva somministrazione.
NOTA - Cliccando sull'icona rappresentante un genere, si accede alla relativa scheda informativa. Cliccando sull'anteprima presente nella scheda si visiona l'immagine ingrandita.
Per ragioni di compatibilità col software utilizzato, le iniziali dei nomi dei generi e delle famiglie sono stati scritti in minuscolo anziché in maiuscolo come di dovere.
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